Disposizioni attuative in materia di smart-working per la gestione dell’emergenza da «Coronavirus»

A cura di Marzio Scaglioni e Davide Poli

In relazione all’emergenza da «Coronavirus» in Italia, le autorità competenti hanno sensibilmente semplificato il temporaneo accesso alla disciplina del lavoro agile.

È stato pubblicato, in Gazzetta Ufficiale n. 47 del 25 febbraio 2020, il D.P.C.M. 25 febbraio 2020, finalizzato a disporre nuove ed ulteriori disposizioni attuative del decreto legge n. 06 del 23 febbraio 2020, recante «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19».

A distanza di pochi giorni dalla pubblicazione del D.P.C.M. 23 febbraio 2020, vengono dunque riviste le originarie previsioni di «liberalizzazione» dello svolgimento dell’attività lavorativa in modalità agile, con espressa abrogazione dell’art. 3 del previgente Decreto (che aveva limitato tale previsione ai soli lavoratori residenti nella cd. «zona rossa», ovvero nei Comuni epicentro del contagio in Italia).

Secondo quanto da ultimo previsto, dunque, la modalità di lavoro agile (artt. 18-23, legge n. 81/2017) potrà essere applicata, in via provvisoria e solo fino al 15 marzo 2020 (salvo ulteriori proroghe) per tutti i datori di lavoro aventi sede legale e/o operativa nelle Regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria e per i lavoratori ivi residenti o domiciliati che svolgano attività lavorativa fuori da tali territori, ad ogni rapporto di lavoro subordinato anche in assenza degli accordi individuali già previsti. 

I datori di lavoro interessati potranno dunque omettere di sottoscrivere singoli accordi di lavoro agile con ciascun dipendente interessato, limitandosi a predisporre una semplice autocertificazione unilaterale che indichi i dati anagrafici del lavoratore coinvolto e la data di inizio e di fine del periodo di smart working attivato.

Tale autocertificazione andrà in ogni caso depositata per via telematica tramite l’applicativo reso disponibile dal Ministero del Lavoro.