L’ICT a servizio della salute pubblica: combattere il Covid – 19 a “colpi di app”

A cura di Andrea Lensi, Chiara Giannella e Dafne Chillemi

Il 23 marzo scorso, il Governo[1] ha promosso l’iniziativa “Innova per l’Italia”, una “call” rivolta a soggetti privati e pubblici con l’obiettivo di individuare le migliori soluzioni digitali – concrete, già realizzate e idonee ad una rapida implementazione – che utilizzino sistemi di data analytics, intelligenza artificiale e big data.

Si tratta in particolare di applicazioni (c.d. “app”) di telemedicina e assistenza domiciliare ai pazienti contagiati dal virus SARS – CoV – 2 (“Covid – 19”) quali ad esempio chatbot che consentano l’automonitoraggio delle condizioni di salute, nonché app che utilizzino tecniche di geolocalizzazione con finalità di tracciatura del rischio di contagio, aventi requisiti di interoperabilità con sistemi aziendali e/o regionali e modalità user friendly in merito all’identificazione, l’autenticazione, l’informativa e l’eventuale consenso informato rilasciato dall’utente.

Per valutare le soluzioni data driven inviate in risposta alla call, dal 1° aprile 2020[2] è operativa una task force multidisciplinare di 74 professionisti[3] ripartiti in otto sottogruppi di lavoro i quali, a loro volta, riporteranno le proprie determinazioni al gruppo di valutazione finale composto dagli esperti delle autorità indipendentiAGCM, AGCOM e Garante Privacy che si occuperanno della relazione conclusiva da sottoporre al vaglio del Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione.

Il presupposto alla base della decisione del Governo e che ha guidato l’attività della task force risiede nella convinzione che l’applicazione di tecniche sofisticate di data analytics e la condivisione dei dati sia necessaria per una più efficiente progettazione delle azioni tese ad arginare la diffusione del virus.

In concreto, i membri della task force sono stati chiamati a valutare e scegliere fra le oltre trecento proposte di utilizzo di sistemi di geolocalizzazione e monitoraggio del contagio epidemiologico sottoposte in occasione della call da parte di un numero davvero imponente di società e start-up tecnologiche.

Fra queste ultime spiccava la soluzione proposta dall’italiana società di telecomunicazioni Vetrya – con il supporto del Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni (“CNIT”) – che, utilizzando la tecnologia bluetoooth[4] degli smartphone e un sistema di mapping basato sull’intelligenza artificiale, sarebbe in grado di rilevare la correlazione tra gli individui e tracciare l’andamento del Covid-19.

Nell’ attesa di una soluzione condivisa, si è assistito anche ad iniziative regionali, come quella promossa dalla Regione Lombardia attraverso con l’applicazione “AllertaLOM”, sviluppata dalla holding regionale Aria S.p.A. in collaborazione con l’infettivologo Raffaele Bruno e il virologo Fausto Baldanti, rispettivamente del Policlinico San Matteo e dell’Università di Pavia. L’applicazione è stata concepita sulla base della compilazione di un questionario finalizzato alla raccolta di una serie di parametri fondamentali (quali ad esempio l’età, la condizione clinica dell’utente, le abitudini adottate nel periodo di quarantena, se non lavora o se usufruisce dello smartworking, etc.), il tutto rigorosamente in forma anonima (secondo quanto affermato dall’assessore per l’Innovazione della Lombardia Fabrizio Sala).

La riserva è stata poi finalmente sciolta il 16 aprile, quando il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha firmato l’ordinanza numero 10 del 2020, con la quale si dispone la concessione gratuita della licenza d’uso del software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito da stipularsi con la società ideatrice della tecnologia, la Bending Spoons SpA[5].

L’app si chiama “Immuni” e potrebbe risultare fondamentale per l’avvio della c.d. “fase 2” di gestione dell’emergenza sanitaria, legata al graduale rientro alla “normalità” per il paese.

La soluzione, prima facie, appare in linea con le raccomandazioni espresse sia dal Garante Privacy che dalla Commissione Europea, ossia prediligere la tecnologia bluetooth al posto della geolocalizzazione, anonimizzazione della base dati e volontarietà di utilizzo da parte della popolazione.

In particolare, il funzionamento dell’app poggia due “cardini”: il primo, imperniato sull’uso del bluetooth, che dovrebbe consentire di stimare con una precisione di circa 1 metro la vicinanza tra le persone.

Il secondo consiste, invece, in una sezione dove è possibile realizzare una sorta di diario clinico dell’utente, il quale vi può annotare real time  una serie di informazioni relative al proprio stato di salute (ad esempio la comparsa di sintomi associabili con un contagio da coronavirus).

A questo punto, laddove lo user dovesse risultare positivo al Covid -19, saranno direttamente gli operatori sanitari a fornire un codice con il quale il paziente potrà scaricare su un server ministeriale il log degli ID (anonimi e temporanei) con i quali è entrato in contatto nei giorni precedenti, consentendo alla piattaforma di inviare in automatico una notifica ai dispositivi di persone potenzialmente a rischio.

I primi dubbi sulla reale efficacia della soluzione scelta dal Governo sono stati manifestati essenzialmente con riferimento alla scelta di rendere il download dell’app volontario. Il rischio è infatti che qualora l’app non venga utilizzata da un numero sufficiente di soggetti, non si riesca a raggiungere una base dati sufficiente per il corretto funzionamento degli algoritmi che governano il funzionamento del software.

In merito al rilascio effettivo dell’app, alcune forze politiche hanno chiesto che lo stesso sia subordinato all’approvazione, da parte del legislatore nazionale, di un’apposita normativa. Su questo punto, il premier ha Giuseppe Conte affermato come “(…) il coinvolgimento del Parlamento deve essere pieno essendo coinvolti i diritti costituzionali fondamentali, come il diritto alla salute pubblica, alla riservatezza e l’esigenza di proteggere un asset informativo di primaria importanza nella logica degli interessi strategici nazionali”.

Da ultimo, il 21 aprile lo European Data Protection Board (“EDPB”) ha adottato le linee guida concernenti il trattamento dei dati sanitari a fini di ricerca nel contesto dell’epidemia COVID-19[6], il cui obiettivo principale è rappresentato dalla necessità di fornire indicazioni precise sulle questioni più urgenti, in particolarein merito alla base giuridica del trattamento, all’ulteriore trattamento dei dati sanitari ai fini della ricerca scientifica, nonché all’attuazione di garanzie adeguate e dell’esercizio dei diritti dell’interessato. 


[1] Il Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e il Ministro dell’Università e Ricerca Gaetano Manfredi, congiuntamente al Ministero della Salute, all’Istituto Superiore di Sanità, all’Organizzazione Mondiale della Sanità e ad un comitato scientifico interdisciplinare.

[2] Il decreto ministeriale di nomina è stato firmato dal Ministro per l’innovazione tecnologica Paola Pisano.

[3] I membri sono stati designati, dal Ministero della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (“AGCM”), dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (“AGCOM”) e dal Garante per la Protezione dei Dati Personali (“Garante Privacy”).

[4] Quella di ricorrere alla tecnologia bluetooth rappresenta, peraltro, una scelta condivisa da diversi operatori non solo italiani, ma anche europei e britannici.

[5] in partnership con il Centro Diagnostico Santagostino di Luca Foresti e Jakala.

[6] Guidelines 03/2020 on the processing of data concerning health for the purpose of scientific research in the context of the COVID-19 outbreak.

Bibliografia

  1. Innova per l’Italia: la tecnologia, la ricerca e l’innovazione in campo contro l’emergenza Covid”, www.innovazione.gov.it, 20 marzo 2020;
  2. Telemedicina e sistemi di monitoraggio, una call per tecnologie per il contrasto alla diffusione del Covid-19”, www.innovazione.gov.it, 23 marzo 2020;
  3. Nasce la task force italiana per l’utilizzo dei dati contro l’emergenza covid 2019”, www.innovazione.gov.it, 31 marzo 2020;
  4. M. Pennisi, S. Ravizza, “AllertaLOM, l’app di regione Lombardia per mappare gli infetti: ecco come funziona”, Il Corriere della Sera, sezione Tecnologia, 1 aprile 2020;
  5. Vetrya proposes solution to track covid-19 spread through smartphones”, www.reuters.com, 23 marzo 2020
  6. EDPS Publishes Letter Addressing Coronavirus and Monitoring Location Data”, Hunton Andrews Kurth, posted on March 27, 2020;
  7. Prof. Avv. E. Tosi, “Covid-19 e geolocalizzazione: 3 soluzioni tecnologiche a prova di privacy”, 20 Marzo 2020;
  8. M. Pennisi, “Intervista ad Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali”, Il Corriere della Sera, 18 marzo 2019;
  9. V.  Colao, “Scelta la nuova app di tracciamento dei contagi: si chiama Immuni”, Il Sole 24 Ore, 17 aprile 2020;
  10. R. Berti, S. Zanetti, “Immuni: come funziona l’app italiana contro il coronavirus”, Agenda Digitale, 20 aprile 2020;
  11. L. Garofalo, “Conte: “Immuni sarà volontaria, chi non la scarica non avrà limitazioni. Arcuri: “Dati in un’infrastruttura pubblica e italiana”, Key4biz, 21 Aprile 2020.

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